14.02.2024

RETROSPETTIVA | Uno sguardo al congresso CURAVIVA 2024

«Oh sììì! anziché Oh nooo! pensando al futuro!» è stato il filo conduttore del congresso CURAVIVA di quest’anno. Qui di seguito abbiamo riassunto per voi le tematiche principali trattate durante l’evento.

Il 24 e 25 gennaio si è svolto il primo congresso CURAVIVA da anni a questa parte, un evento che ha attirato un gran numero di persone interessate e rappresentanti del settore. Il congresso è stato incentrato sull’obiettivo di garantire al personale qualificato un futuro pieno di motivazione, anziché di lamentele. Leggete qui alcuni interessanti risultati emersi.

All'inizio: recensione di un film

Il futuro diventa robotico

Che cosa ci aspetta nei prossimi 10 anni? A rivelarlo è stato il futurista Lars Thomsen all’inizio del congresso. Il futuro non è la digitalizzazione – quella, come ha spiegato Thomson, appartiene ormai al passato –, bensì l’intelligenza artificiale. La grande rivoluzione è già iniziata e comporterà interessanti novità, non solo per il personale qualificato degli istituti di cura, ma anche per i loro residenti. L’IA e la robotica ad essa correlata subentreranno nelle routine quotidiane, dal campo della burocrazia a quello dei trasporti.

Ad esempio, con la robotica dei servizi logistici e robot in grado di fare le pulizie, trasportare e pattugliare. Come ha rivelato Sang-Il Kim, Professore di Informatica medica, durante il panel «Sfruttare finalmente la digitalizzazione in modo utile!», tutto ciò esiste già e sono in corso i test nelle case per anziani.

Tuttavia, negli studi condotti da Sang-Il Kim e dal suo team di ricerca, viene analizzato anche l’impiego di robot umanoidi. Ad esempio il robot Cruzr, in grado di interagire con i residenti attivando così il loro benessere fisico e mentale. Dopo lo scetticismo iniziale, i partecipanti al congresso hanno reagito con curiosità e gioia. Le prospettive per l’impiego dei robot in case per anziani e istituti di cura sono quindi rosee. Quando arriveranno, potrete godere di più tempo, più sicurezza e più assistenza.

Christina Zweifel «La mia nuova casa»

Il mondo delle case per anziani e degli istituti di cura è in una fase di trasformazione. Christina Zweifel, la nuova direttrice di CURAVIVA, ha evidenziato alcuni dei cambiamenti. Ad esempio, il fatto che i legami familiari si stanno indebolendo. Per questo le persone che entrano in una casa per anziani o in un istituto di cura, avendo meno familiari disponibili a occuparsi di loro, ricevono senza dubbio meno assistenza dall’esterno. Le istituzioni devono prepararsi alla mancanza di queste risorse.

Al contempo si può osservare una personalizzazione delle aspettative. Non possiamo più offrire a tutti gli stessi servizi. Come possono le case per anziani e gli istituti di cura reagire a questa individualizzazione?

Attraverso il personale. Christina Zweifel ha sottolineato che il personale deve essere gestito bene, il che significa garantirne il perfezionamento professionale e il giusto equilibrio. La sfida è più grande di quanto sembri, perché anche il contesto professionale sta cambiando. L’attenzione va focalizzata su interdisciplinarità, agilità e digitalizzazione.

Inoltre, Christina Zweifel ha rimarcato l’importante rapporto con i nostri due partner: il mondo politico e le autorità.

La politica, perché determina lo scenario a livello finanziario. Attualmente gli istituti sono un passo avanti rispetto alle decisioni a livello politico e siamo in attesa che il finanziamento uniforme delle prestazioni (EFAS) consenta di effettuare cambiamenti.

Le autorità, per realizzare una governance collaborativa. Insieme alle autorità possiamo portare avanti innovazioni a livello sociale.

Lamentarsi a volte è utile

Durante il primo panel del congresso dal titolo «Non bisogna lamentarsi, ma agire! Il cambiamento come opportunità», Christina Zweifel, direttrice di CURAVIVA, Camille-Angelo Aglione, direttore di AVALEMS, Hansjörg Lüthi, presidente di dialog@age e Christian Streit, direttore di senesuisse, hanno discusso di importanti tematiche inerenti al settore. Si è parlato, tra l’altro, delle lamentele da parte del personale infermieristico.

Lamentarsi – così hanno argomentato Camille-Angelo e Christian Streit – non è di per sé sbagliato, a condizione che induca ad agire e promuova idee innovative. Hansjörg Lüthi e Christina Zweifel si sono detti d’accordo con queste affermazioni, aggiungendo però che il settore è già sulla buona strada e si sta sviluppando bene, sebbene alcune istituzioni progrediscano più rapidamente di altre.  Importante però – ha sottolineato Christina Zweifel – è che l’opinione pubblica venga a conoscenza di questi sviluppi.

Tre consigli per spezzare il circolo vizioso delle lamentele

L’aspetto delle lamentele si è ripresentato anche negli interventi sul tema «Management». Nelle loro relazioni, Barbara Künzle, Margit Schäfer e Christoph Minnig hanno mostrato come una buona direzione e una corretta gestione del team possano spianare la strada per uscire dal dedalo delle lamentele.

Per iniziare, i tre relatori hanno tratteggiato le tre problematiche essenziali del settore:

  1. I dirigenti considerano in misura insufficiente l’individualità dei loro collaboratori. Così facendo, non si sfrutta adeguatamente il potenziale insito nei loro punti di forza.
  2. Il livello di fiducia reciproca tra i collaboratori e i loro superiori è migliorabile. Esiste ancora una notevole cultura del controllo.
  3. Spesso gli argomenti di chi si lamenta non vengono sufficientemente ascoltati. Tuttavia, chi vuole spezzare il circolo vizioso delle lamentele deve prima ascoltare quanto affermano gli interessati.

Poi i tre relatori hanno presentato possibili soluzioni a queste problematiche, sulla base delle quali abbiamo formulato tre consigli per voi:

  1. Elogiate e supportate i vostri collaboratori. Siate disponibili verso le loro idee e rispondete alle loro esigenze.
  2. Abbiate fiducia nei vostri collaboratori e aumentate la vostra propensione al rischio. Diminuite i livelli gerarchici nella vostra organizzazione. Ciò vi consentirà di distribuire meglio i compiti amministrativi o addirittura di ridurli.
  3. Create tempi e luoghi per le lamentele del personale. Ma create anche tempi e luoghi in cui non sia consentito lamentarsi. Siate aperti a uno scambio di feedback reciproci. Un elevato grado di autoriflessione vi sarà di aiuto.

Tuttavia, a preoccupare i dirigenti non sono solo le lamentele del personale, ma anche la generazione Z.

La Gen Z ci sa fare!

Con la generazione Z – abbreviato «Gen Z» – il management si trova ad affrontare problematiche nuove. I giovani vogliono potersi entusiasmare – per l’azienda, il team e il futuro. E poi, naturalmente, c’è anche la vecchia guardia. Allora, come si gestisce un gruppo così variegato? Questo argomento è stato discusso nella tavola rotonda «Folle mondo (del lavoro) – Come può funzionare la collaborazione tra generazioni così diverse?».

A presentare idee solide e tutt’altro che folli sono stati Andrea Hornung, Yannik Blättler, Margit Schäfer, Christoph Minnig e Sandro Antonello. Eccole:

Come si contatta la Gen Z?

Essendo presenti dove la Gen Z trascorre più tempo, cioè sulle piattaforme giuste dei social media. Vale quindi la pena di utilizzarle per presentare la propria azienda in modo allettante per i giovani. Aprite le vostre porte e invitateli a partecipare a eventi per conoscersi reciprocamente.

Come si integra la Gen Z?

Gestendo il team con abilità! Le esigenze della Gen Z sono importanti, ma lo sono anche quelle delle altre generazioni! Deve esserci spazio per interessi e desideri differenti, senza dimenticare che l’eterogeneità in azienda è un grande punto di forza.

Come si gestiscono team eterogenei?

Attraverso la fiducia e l’apertura a idee innovative! I dirigenti devono essere autentici e trasmettere sicurezza. In particolare devono essere capaci di delegare le responsabilità. I giovani si attirano così, perché la Gen Z vuole agire in modo responsabile e partecipare all’organizzazione.

Come si promuove la crescita della Gen Z?

Fidandosi di loro! Introducete rapidamente i giovani ai primi compiti gestionali. Fateli partecipare alle riunioni e ai processi decisionali. Cercate di riconoscerne il potenziale individuale e promuovetene la crescita attraverso compiti specifici e opportunità di perfezionamento professionale.

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