PRESA DI POSIZIONE | Revisione dei programmi quadro d’insegnamento (PQI) per responsabili della formazione professionale

La Segreteria di Stato per la formazione, la ricerca e l’innovazione (SEFRI) propone una revisione dei programmi quadro d’insegnamento per responsabili della formazione professionale. Nella sua presa di posizione, ARTISET fa riferimento anche alla pressione, già di per sé elevata, sulle esigue risorse delle aziende in relazione alla carenza di personale qualificato.

I requisiti per la formazione pedagogico-professionale devono essere adeguati per garantire competenze pedagogico-professionali sufficienti per un’assistenza altamente qualitativa delle persone in formazione. Tuttavia non devono essere ignorate le spesso scarse risorse delle imprese in termini di personale.

ARTISET rileva che la revisione proposta garantisce questo equilibrio mantenendo un livello adeguato di requisiti per la preparazione pedagogico-professionale delle formatrici e dei formatori professionali che si occupano delle persone in formazione negli istituti.

Per quanto riguarda i corsi interaziendali (CI), ARTISET è critica in merito al requisito di 300 ore di formazione pedagogico-professionale per le formatrici e i formatori professionali a titolo accessorio.

Di norma queste persone operano come formatrici e formatori professionali in aggiunta alla loro attività professionale principale nelle aziende e il loro punto di forza è la competenza pratica. Le 300 ore di formazione richieste non soddisfano le esigenze a livello pratico e inoltre si ripercuotono negativamente sulla disponibilità di personale qualificato nelle loro aziende.

Richieste per la prossima revisione dei programmi quadro

ARTISET richiede che la prossima revisione introduca un profilo specifico per le formatrici e i formatori professionali negli istituti. Attualmente, in assenza di precisazioni, i programmi quadro d’insegnamento dei profili professionali SSS in ambito sociale e sanitario definiscono i requisiti per le formatrici e i formatori professionali in modo disomogeneo. Inoltre i profili professionali non sono coordinati con l’offerta formativa delle scuole universitarie professionali, ponendo i datori di lavoro di fronte a una serie di inutili problemi.

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